La rubrica “ORA LO YOGA: raccogliersi in sé”

La rubrica è redatta su facebook in forma di post scritti con uno stile semplice e narrativo. I protagonisti della storia sono il novizio Avidyo (contaddistinto da una A: nei dialoghi) e il suo Maestro (rappresentato da una M:). Avidyo vuole conoscere se stesso attraverso la via dello Yoga. Nel primo capitolo, Metopa prima, Avidyo è agitato per via di un lungo isolamento forzato imposto da una pandemia. Si creano così le condizioni ideali per iniziare il percorso interiore.

Metopa prima
A: “Ancora una volta isolati. Mi sento irrequieto Maestro. Cosa possiamo fare?”
M: “Vedi Avidyo, ci sono opportunità che giungendo inaspettate a prima vista non paiono occasioni. Come pensi sia nato lo Yoga?”
A: “Se non ricordo male tanto tempo fa… in un luogo lontano…”
M: “Dove ti senti irrequieto? Dentro o fuori?”
A: “Dentro…”
M: “E non vorresti saperne di più?”
A: “Certo…”
M: “Ecco! ORA è nato lo YOGA! Un bisogno di conoscenza della propria interiorità, magari attivato dalla stessa inquietudine che senti accesa in un momento di solitudine.”
A: “Quindi lo Yoga è nato in me?”
M: “E da chi altri?”

Metopa seconda
A: “Mi hai detto che lo Yoga è iniziato in me: ma io cosa sono Maestro?”
M: “Chiudi gli occhi, Avidyo. Cosa vedi?”
A: “Buio…”
M: “Soltanto? Cosa puoi aggiungere?”
A: “…Sento di essere presente qui dentro…”
M:”Già. Sento, hai detto. Presenza. Qui. Cos’altro?”
A: “Sento di avere un corpo… un respiro… vedo i pensieri… e questa cosa che li guarda…”
M: “Che guarda tutto non solo i pensieri. Diremo che c’è mente, con delle intenzioni e delle funzioni come quelle che stai usando tu ora nel volerti conoscere. C’è un corpo fatto di uno spazio percettivo. Un respiro ritmico…”
A: “Sì! … mente, corpo, respiro…”
M: “…e dove è acceso quel sentire che più ti colpisce, più ti riguarda da vicino…”
A: “… Qui, nel centro del petto vicino al cuore… come delle braci… poi nell’addome fra ombelico e stomaco… nella gola…e questo aggrottare le sopracciglia per il non capire…”
M: “Il non capire… e ciò che spinge a capire…”
A: “… sento infatti della confusione qui nella mente come se non riuscissi a fermarmi a lungo su una sola cosa…”
M: “Per questo c’è una possibile via pratica Avidyo. Lo Yoga. E’ originario e moderno allo stesso tempo: si fonda su un metodo per attenuare l’effetto delle agitazioni dell’antica e attuale mente… per togliere il velo che adesso copre il tuo voler esperire cosa sei fino in fondo.”
A: “Meraviglioso Maestro! E come posso percorrerla?”…


Metopa terza
A: “Come posso percorrere lo Yoga Maestro?”
M: “Prima di tutto Avidyo, ci sediamo come ci è più comodo. In un momento di ascolto”
A: “Cos’è ascoltare?”
M: “Ciò che stai usando per accogliere la mia voce, i suoni esterni. Ciò che ti consente di essere presente nel tuo corpo, nelle sue sensazioni. Ciò che ti consente di percepire il respiro. Ciò che ti consente di essere presente ai tuoi stessi pensieri dietro gli occhi chiusi.”
A: “…”
M:”E’ la mente in azione. Si può espandere, restringere, muovere sulle linee dei sensi e all’interno del corpo. Usala e portala suoi tuoi piedi ad esempio… spostala sulle gambe… sul tronco… sulle braccia… sul viso… sul respiro…”
A: “…Il corpo mi duole un poco…”
M: “Ora, lentamente e senza perdere questa introspezione, sciogli la posizione per portarti disteso sul pavimento. Le gambe divaricate… glutei e schiena appoggiati… braccia distese e posate comodamente distanti dal corpo… la testa gentilmente appoggiata e in linea con la colonna vertebrale…abbandonati”
A: ” … è più importante stare distesi invece che seduti?”
M: “No. Importante è stare comodi nella semplicità di una postura, abbandonarsi al corpo. Resistere in una posizione crea conflitto e ciò attiva la nostra mente ordinaria, che desidera subito, tutto.”
A: “Ma io ho sempre visto sui testi disegni di Yoghin seduti a gambe incrociate con la schiena verticale. Viene indicata come posizione da raggiungere…”
M: “Ecco. Stai imparando a distinguere fra conoscenza testuale e quella raggiunta con l’esperienza diretta. Il corpo non è il fine dello Yoga, ma è uno strumento per creare le condizioni che ti permettano di sviluppare consapevolezza. Queste condizioni si chiamano āsana.”
A: “… in effetti ora il mio corpo è molto più rilassato…ha cessato di resistere… sento anche meglio il mio respiro… “
M: “…Bene. E’ un primo semplice accesso alla consapevolezza del respiro o prāṇāyāma …”
… continua …

Metopa quarta
… anni dopo …
ARupa: “…quindi da allora, quando eri Avidyo, hai imparato lo Yoga. E poi abbandonasti il tuo Maestro?”
AnaM: “Non l’ho lasciato io, cara Arupa. ‘E’ giunto il momento di separarsi’. Mi disse un giorno ed io rimasi smarrito. Aggiunse ‘Sappi che per te le porte qui, sono sempre aperte’. Solo dopo capii e ancora lo ringrazio di cuore.”
AR: “Era terminata la tua ricerca? Dove sei andato poi?”
AM: “Si c’è una fine della ricerca, ma anche non c’è una fine della ricerca. Ognuno di noi è sempre in cerca di qualcosa, come te adesso. Il corpo, il respiro, la mente sono strumenti imprescindibili per capirsi, leggersi, scoprire le proprie intenzioni profonde.”
AR: “…”
AM: “Ascolta il tuo corpo ora. Quale intenzione rivela?”
AR: “…”
AM: “Ascolta il tuo respiro ora. Quale intenzione rivela?”
AR: “…”
AM: “Ascolta la tua mente ora. Con quale intenzione sta interagendo con il corpo e il respiro?”
AR: “Non capisco…”
AM: “Osserva la tua mente. A lungo.”
AR: “……… E’ agitata. Ho tanti pensieri. Mi sono distratta…”
AM: “Come lo sai che ti sei distratta?”
AR: “Perché sono tornata.”
AM: “Dove?”
AR: “…in un punto fermo, fisso, di cui non so…”
AM: “Ecco. Ora hai inteso dove mi sono diretto.”
AR: “Mi puoi insegnare come andarci?”
AM: “Si, ma occorre passare da corpo, respiro, mente…”
… continua …


Metopa quinta
… sulla pratica …
ARupa: “Mi hai detto che ascoltando e vivendo con attenzione il respiro avrei imparato a raggiungere Asana. Ma non credo di aver capito.”
AnaM: “Riprova. Chiudi gli occhi e dirigi l’ascolto al tuo respiro naturale.”
AR: “… … … Ci sono …”
AM: “Da dove nasce l’inspiro?”
AR: “… … … da una pausa …”
AM: “Bene. Prima di agire ci si ferma. Senti il piccolo sforzo necessario a prendere aria?”
AR: “… Si …”
AM: “E’ uno sforzo intenso che crea contrasto nel sentire del corpo?”
AR: “… … … No, lo sento appena…”
AM: “Questo è il termine di riferimento dello sforzo che occorre impiegare nelle posture in Asana: deve conservare il clima interiore in cui sono assenti attriti e opposizioni. Questi infatti rivelano l’intenzione della mente rivolta a controllare e dominare il corpo, rivelano un’aspettativa di risultato che non tiene conto delle tue vere possibilità.”
AR: “… … … …”
AM: “Segui e vivi il respiro con consapevolezza e frequentalo soltanto. Insegnerà alla mente l’adeguata intenzione da sviluppare.”
AR: “… … … …”
AM: “Cosa segue dopo l’inspiro?”
AR: “… … Un espiro …”
AM: “Cosa fa l’espiro?”
AR: “… … … Fa uscire l’aria dai polmoni … “
AM: “In che modo?”
AR: “… … … … Lasciando andare … rilassando … …”
AM: “Può esserci un inspiro senza espiro?”
AR: “… … no …”
AM: “Senza abbandono non può esserci Asana. Cosa segue dopo inspiro ed espiro?”
AR: “… un arresto … … un silenzio … del respiro spontaneo…”
AM: “Precisamente. E qual è il risultato e il culmine delle posture in Asana?.”
AR: “… … ho capito …”

Metopa sesta
” – Nella propria cella solitaria che è il corpo ci raccogliamo presso il fuoco ardente di interesse che ci guida verso qualcosa nella nostra vita. L’aria nutre quel mantice che è il nostro respiro. L’acqua che giunge alla nostra bocca ci disseta le viscere. Eppur non basta.
Ti ricordi quando incontrasti ciò che ti interessava più di ogni altra cosa

  • Fu per caso, mentre cercavo un rimedio per lo stress della vita. Ho sentito il bisogno di fermarmi perché tutto mi sembrava esistere senza un senso. Ho sentito il bisogno di tornare a me stesso.
  • Dove eri fuggito?
  • Alla ricerca di una corrispondenza con ciò che è fuori
  • Perché tornare a te stesso?
  • A seguito del soffrire e per un naturale istinto a rincasare, fare il punto e ripartire.
  • Cosa trovasti rincasando?
  • Confusione, ma già l’istinto di ritornare era indizio di ordine. Quando lo capii rimasi affascinato e dirigermi verso l’interiorità divenne la cosa più preziosa.
  • Sei riuscito a fare il punto?
  • Sì. Sono spinto a trovare una risposta al perché della nascita, del serio gioco della vita, della sofferenza, della morte: in breve sospinto nella semplicità del raccogliermi cerco una risposta all’esistenza.
  • L’hai trovata?
  • No. Ma c’è un rimedio al rapporto con essa. Così si può ripartire.
  • E qual’è? … … “
    ARupa: “ANam, ti ho sentito parlare. Con chi stavi colloquiando?”
    ANam: “Con il mio vecchio maestro.”
    AR: “Ma qui non c’è”
    AN: “C’è. E’ qui dentro e a ben guardare è ovunque.”

    Tu, proprio tu che stai leggendo cosa pensi della tua vita attuale? Cosa stai cercando? Come lo stai facendo? Perché?
    … continua …


Metopa settima
Arupa si trovò sola, con il gelo nel cuore e cercò Anam fino a stancarsi. Poi trovò queste frasi scritte su un foglio:
“Ora lo Yoga
Lo Yoga è il rallentamento-cessazione-salto paralizzante delle attività mentali ricorsive
Così la vera natura si rivela in ciò che osserva
Altrimenti si ha confusione e identificazione con le vorticose attività ricorsive della mente
Vi sono diversi tipi di attività ricorsive e possono portare al dolore o al non dolore”
Quali sono le tue attività mentali ricorsive?
Che effetto hanno sul tuo sentire?
Come sai che sono attività ricorsive?
ARupa: “Ecco! L’ho ritrovato!”
… continua …

Metopa ottava
… sulla pratica…
ARupa ricordò le parole di Anam e quindi si applicò:
“Fai così: siediti o distenditi in posizione comoda
Chiudi gli occhi
Che la tua attenzione sia diretta alla narice destra, esclusivamente alla narice destra
attendi un espiro completo, attendi un inspiro completo
Che la tua attenzione si rivolga alla narice sinistra, esclusivamente alla narice sinistra
attendi un espiro completo, attendi un inspiro completo
Così procedi per 50 respiri
Espandi poi la consapevolezza al tuo cuore
mentre espiri ascolta i battiti del tuo cuore
mentre inspiri ascolta i battiti del tuo cuore
mentre il respiro è silenzioso ascolta i battiti del tuo cuore
Così rimani… finché…”

Metopa nona
… sulla ricerca di sé …
ARupa: “Chi sono?”
ANam: “Come la pianta che perde le foglie, spogliandosi… Cosa non sei?”
ARupa: “Non sono il mio vestito, le mie scarpe… il mio ruolo…”
ANam: ” … “
ARupa: “Non sono il movimento, le mie mani, i miei piedi, le mie gambe, il tronco, le braccia, il collo…”
ANam: ” … “
ARupa: “Non sono la mia testa, la faccia, il mio naso, il respiro che vi passa attraverso, le sensazioni, gli occhi fisici…”
ANam: “E ancora più indietro? Oltre l’ultimo contatto profondo degli occhi?”
ARupa: ” … qui … qualcosa sembra esserci… ma che cosa?”
ANam: “Chi se lo sta domandando?”
ARupa: ” … … “
… continua …

Metopa decima
… sul rallentamento della mente …
ARupa: ” … … “
ANam: ” … dapprima la mente vaga … “
ARupa: ” … … “
ANam: ” … poi la mente come una ciotola … il respiro come l’acqua che la deterge… “
ARupa: ” … … “
ANam: ” … l’inspiro riempie la mente … l’espiro la svuota … “
ARupa: ” … … “
ANam: ” … l’inspiro riempie la mente … l’espiro la svuota … “
ARupa: ” … … “
ANam: ” … nel silenzio del respiro … il battito del cuore … “
ARupa: ” … … “
ANam: ” … la mente cala verso il cuore …
ARupa: ” … … “
ANam: ” … il cuore batte … nella gratuità … “
ARupa: ” … … “
ANam: ” … fra un battito e l’altro … il silenzio … “
ARupa: ” … … “
ANam; ” … e fra il silenzio e un battito? … “
ARupa: ” … … “
ANam: ” … “
… continua …

La rubrica “ORA LO YOGA: raccogliersi in sé”
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